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il martirio di gialluca. 307

gorgogliando; il corpo discese da prima con una oscillazione lenta; poi si dileguò.

I marinai tornarono a poppa, ed aspettarono il vento. Fumavano, senza parlare. Massacese ogni tanto faceva un gesto inconsciente, come fanno talora li uomini cogitabondi.

Il vento si levò. Le vele si gonfiarono, dopo avere palpitato un istante. La Trinità si mosse nella direzione di Solta. Dopo due ore di buona rotta, passò lo stretto.

La luna illuminava le rive. Il mare aveva quasi una tranquillità lacustre. Dal porto di Spálatro uscivano due navigli, e venivano incontro alla Trinità. Le due ciurme cantavano.

Udendo la canzone, Cirù disse:

‟Toh! So’ di Piscare.”

Vedendo le figure e le cifre delle vele, Ferrante disse:

‟So’ li trabaccule di Raimonde Callare.”

E gittò la voce.

I marinai paesani risposero con grandi clamori. Uno dei navigli era carico di fichi secchi, e l’altro di asinelli.

Come il secondo dei navigli passò a dieci metri dalla Trinità, vari saluti corsero. Una voce gridò:

‟Oh Giallù! Addò sta Gialluche?”