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230 la fine di candia.


‟Che ordine?”

La donna, per una ostinazione naturale in lei, non cessava dalle domande. Ella non sapeva persuadersi della cosa.

‟Mi vuole il Sindaco? E perchè? E che ho fatto io? Non ci voglio venire. Io non ho fatto nulla.”

Il Caporaletto, impazientito, disse:

‟Ah, non ci vuoi venire? Bada a te!”

E se ne andò, con la mano su l’elsa della vecchia daga, mormorando.

Intanto per il vico alcuni che avevano udito il dialogo uscirono su li usci e si misero a guardare Candia che agitava la lisciva con le braccia. E, poichè sapevano del cucchiaio d’argento, ridevano tra loro e dicevano motti ambigui che Candia non comprendeva. A quelle risa e a quei motti, un’inquietudine prese l’animo della donna. E l’inquietudine crebbe quando ricomparve il Caporaletto accompagnato dall’altra guardia.

‟Cammina,” disse il Caporaletto, risolutamente.

Candia si asciugò le braccia, in silenzio; e andò. Per la piazza la gente si fermava. Rosa Panara, una nemica, dalla soglia della bottega gridò con una risata feroce:

‟Posa l’osso!”