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220 turlendana ritorna.

mamente venato di vermiglio come la milza dei buoi.

Alla fine, domandò:

‟Da che paese venite?”

Turlendana, senza levar la faccia, rispose semplicemente:

‟Vengo di lontano.”

‟E dove andate?” ridomandò Verdura.

‟Sto qua.”

Verdura, stupefatto, tacque. Turlendana levava ai pesci la testa e la coda; e li mangiava così a uno a uno, triturando le lische. Ad ogni due o tre pesci, beveva un sorso di vino.

‟Qua ci conoscete qualcuno?” riprese Verdura, bramoso di sapere.

‟Forse,” rispose l’altro semplicemente.

Sconfitto dalla brevità dell’interlocutore, il vinattiere una seconda volta ammutolì. Udivasi la masticazione lenta ed elaborata di Turlendana tra l’inferior clamore dei bevitori.

Dopo un poco, Verdura riaprì la bocca.

‟Il camello in che siti nasce? Quelle, due gobbe sono naturali? Una bestia così grande e forte come può essere mai addomesticata?”

Turlendana lasciava parlare, senza rimuoversi.

‟Il vostro nome, signor forestiere?”