Pagina:D'Annunzio - San Pantaleone, 1886.pdf/20

12 san pantaleone.


‟.... Ma.... Ma.... Ma.... scálico....”

‟Mascálico! Mascálico!” urlò Giacobbe che stava chino, con l’orecchio teso, ad afferrare le sillabe fievoli da quella bocca di morente.

Un fragore immenso accolse il grido. Nella moltitudine fu da prima un mareggiamento confuso di tempesta. Poi, quando una voce soverchiante il tumulto gittò l’allarme, la moltitudine a furia si sbandò. Un pensiero solo incalzava quelli uomini, un pensiero che parea fosse balenato a tutte le menti in un attimo: armarsi di qualche cosa per colpire. Su tutte le coscienze instava una specie di fatalità sanguinaria, sotto il gran chiaror torvo del crepuscolo, in mezzo all’odore elettrico emanante dalla campagna ansiosa.

IV.

E la falange, armata di falci, di ronche, di scuri, di zappe, di schioppi, si riunì su la piazza, dinanzi alla chiesa. E tutti gridavano:

‟San Pantaleone!”

Don Cònsolo, atterrito dallo schiamazzo, s’era rifugiato in fondo a uno stallo, dietro l’altare. Un manipolo di fanatici, condotto da Giacobbe, penetrò nella cappella maggiore, forzò le grate di