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vano; una luce d’aurora illuminava i volti perplessi; e, in quel momento di silenzio, dalla riva del fiume si levava il cantico delle rane, e i pipistrelli passavano e ripassavano rasente le teste.

D’improvviso Giacobbe drizzandosi, con una gota macchiata di sangue, gridò:

‟Non è morto. Respira ancora.”

Un mormorío sordo corse per la folla, e i più vicini si protesero per guardare; e l’inquietudine dei lontani cominciò a rompere in clamori. Due donne portarono un boccale d’acqua, un’altra portò de’ brandelli di tela; un giovinetto offerse una zucca piena di vino. Fu lavata la faccia al ferito, fu fermato il flusso del sangue alla fronte, fu rialzato il capo. Sorsero quindi alte le voci, chiedendo le cause del fatto. — Le cento libbre di cera mancavano; appena pochi frantumi di candela rimanevano tra li interstizi delle tavole nel fondo del traino.

I giudizi, in mezzo al sommovimento, di più in più si accendevano e s’inasprivano e cozzavano. E come un antico odio ereditario ferveva contro il paese di Mascálico, posto di contro su l’altra riva del fiume, Giacobbe disse con la voce rauca, velenosamente:

‟Che i ceri sieno serviti a San Gonselvo?”