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130 la siesta.

cantavano. Nel mezzo, tre o quattro cuccioli giocavano abbaiando verso le vacche o inseguendo le galline.

‟O signora, che cerchi?” chiese un vecchio, uscendo dalla casa.”Vuoi passare?”

Il vecchio, calvo, con la barba rasa, teneva tutto il corpo in avanti su le gambe inarcate. Le sue membra erano deformate dalle rudi fatiche, dall’opera dell’arare che fa sorgere la spalla sinistra e torcere il busto, dall’opera del falciare che fa tenere le ginocchia discoste, dall’opera del potare che curva in due la persona, da tutte le opere lente e pazienti della coltivazione. Egli, dicendo l’ultima parola, accennava al fiume.

‟Sì, sì,” rispose Donna Laura non sapendo che dire, non sapendo che fare, smarrita.

‟Allora vieni. Ecco Luca che torna,” soggiunse il vecchio, volgendosi al fiume dove navigava a forza di pertiche una chiatta carica di pecore.

Egli condusse la passeggiera, a traverso un orto irrigato, fin sotto a una pergola dove altri passeggieri attendevano. Camminando innanzi, egli lodava le verzure e faceva pronostici, per consuetudine di agricoltore invecchiato tra le cose della terra.

Volgendosi a un tratto, poichè la signora re-