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106 | l’idillio della vedova. |
‟Siete stanca?” chiese con molta dolcezza il cherico.
‟Io, no,” rispose la donna, riprendendo li spiriti, ed ergendosi su la vita.
Ma nel silenzio di nuovo il sopore le occupò i sensi. Ella teneva la testa appoggiata alla parete: i capelli le empivano tutto il collo, dalla bocca semiaperta le usciva la respirazione lenta e regolare. Così ella era bella; e nulla in lei era più voluttuoso che il ritmo del seno e la visibile forma dei ginocchi sotto la gonna leggiera.
— S’io la baciassi? — pensò Emidio, per una suggestione improvvisa della carne guardando l’assopita.
Ancora i canti umani si propagavano nella notte di giugno, con una certa solennità di cadenze liturgiche; e sorgevano di lontananza in lontananza le risposte in diversi toni, senza compagnia di stromenti. Poichè il plenilunio doveva essere alto, il fioco lume interno non valeva a vincere l’albore che pioveva copioso su le persiane, e si versava fra li intervalli del legno.
Emidio si volse verso il letto mortuario. I suoi occhi, scorrendo la linea rigida e nera del cadavere, si fermarono involontariamente su la mano, su una mano gonfia e giallastra, un po’ adunca,