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100 l’idillio della vedova.

e facevano insieme un ronzío sonnifero come d’api mellificanti.

Dietro il muro, dalla parte delli alberi Rosa in quel tempo soleva cantare.

La voce limpida e fresca zampillava come una fontana, sotto le corone dei fiori.

Per una lunga stagione di convalescenza Emidio aveva udito quel canto. Egli era debole e famelico. Per sfuggire alla dieta, scendeva dalla casa furtivamente, celando sotto li abiti un gran pezzo di pane, e camminava lungo il muro, nell’ultimo solco del grano, fin che non giungeva al luogo della beatitudine.

Allora si sedeva, con le spalle contro i sassi riscaldati, e cominciava a mangiare. Mordeva il pane e sceglieva una spiga tenera: ogni granello aveva in sè una minuta stilla di succo simile a latte e aveva un fresco sapore di farina. Per un singolar fenomeno, la voluttà dell’alimentazione e la voluttà dell’udito nel convalescente si confondevano quasi in una sola sensazione infinitamente dilettosa. Cosicchè in quell’ozio, tra quel calore, tra quelli odori che davano all’aria quasi la cordial saporita del vino, anche la voce femminile diveniva per lui un naturale alimento di rinascenza e come un nutrimento fisico ch’egli assimilava.