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86 notturno

L’aria di fuori entra e rinfresca l’afa irrespirabile ove rimaneva l’odore dei fiori, della cera, del dissolvimento.

Riapro gli occhi.

La cassa è coperta dal coperchio di piombo. Il saldatore tiene in pugno la lampada ove la lingua di fiamma, azzurra con la punta gialla, rugge e riempie del suo rugghio il silenzio.

Dei due uomini uno tiene la lampada attiva, l’altro tiene un moccolo e rischiara l’opera.

La porta è lasciata aperta sul portico. Entra l’aria fredda e fa struggere i ceri che lacrimano. Il nerofumo entra nelle narici.

L’uomo della fiamma è un giovine bruno, dal viso impassibile, grande, membruto. L’altro è un uomo su la cinquantina, con un viso travagliato, penoso, con baffi e capelli brizzolati. Stanno curvi, l’uno accanto all’altro, col cannello, col saldatoio, con la verga di stagno fusibile; e lavo-