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notturno 55


A destra la ripa con gli alberi nudi, qualcosa di funebre e di remoto.

Davanti a noi, nel cielo basso, in prossimità del suo rifugio, la forma stupida e oscena di un pallone frenato, color d’argento.

Sono le tre del pomeriggio, circa.


Arriviamo. Salto su l’imbarcatoio. Entro.

Chiedo di Giuseppe Miraglia all’ufficiale di guardia. M’è indicata una porta. Entro.

Sopra un lettuccio a ruote è disteso il cadavere.

La testa fasciata.

La bocca serrata.

L’occhio destro offeso, livido.

La mascella destra spezzata: comincia il gonfiore.

Il viso olivastro: una serenità insolita nell’espressione.

Il labbro superiore un poco sporgente, un po’ gonfio.

Batuffoli di cotone nelle narici.