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II ANNOTAZIONE

figure innumerevoli con una rapidità di trapassi ignota al mio più ardimentoso lirismo. Il passato diveniva presente, con un rilievo di forme e con un’acredine di particolari che ne aumentavano a dismisura l’intensità patetica. Si comprende come il pericolo della follia fosse di continuo sospeso sul mio capo bendato. E si comprende come la volontà di esternare tanto tumulto fosse per me un tentativo di salvazione.

Quando le insistenze della mia gente si fecero ancor più vivaci per indurmi a trascrivere le liste che io soltanto potevo decifrare o divinare, crebbe la mia ripugnanza a mettere in balìa degli estranei una parte di me tanto oscura. Né avrebbe retto a una fatica così minuziosa l’occhio che mi rimaneva, turbato e tormentato tuttavia dall’infermità dell’altro non compita.

Inoltre la mia tristezza si faceva più selvaggia come più le notizie della guerra mi giungevano frequenti recate dai miei compagni anelanti che odoravano di battaglia come il beccaio sa di sangue e il falciatore sa di fieno.

Le giornate di Santa Gorizia mutarono ogni ansia e ogni impazienza in una disperazione risoluta. Seppi allora quel che significassero le parole di Michelangelo: «Non nasce in me pensiero che non vi sia dentro scolpita la morte.»


Non riescii a dominare me medesimo se non promettendo a me di vincere tutti gli impedimenti per restituire alla mia volontà l’ala che gli era propria.

Stavano contro di me i pronostici della sapienza e le apprensioni dell’affetto. Dichiaro con orgoglio e con gratitudine, dinanzi alle figliuole alle sorelle alle madri dei combattenti, che nella lotta ebbi alleata intrepida la creatura del mio sangue. Ella conosceva la mia necessità vitale; e sapeva come il pericolo che io portavo in me fosse più certo di quello ch’ero per incontrare. Insorse contro i divieti, e dell’altrui stupore seppe sorridere.

O giornata di Parenzo, pomeriggio di settembre e torbo e chiaro, con qual segno ti segnerò nella mia tavola votiva?

Conducevo il secondo gruppo dei bombardieri