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notturno | 481 |
solfo splendente, sospinta da lunghi remi, passa come un’apparizione di là dai millennii e dalla memoria.
Ha il timone antico dal largo assero, dalla lunga barra in pugno a un uomo che somiglia un timoniere fenicio.
Il solfo assume un tono indicibile entrando nell’ombra.
Quel giallo ha la potenza d’un tema inatteso che a un tratto sollevi fino al sublime una sinfonia decrescente.
Si fa in me uno strano silenzio.
Non odo più le rondini.
E il cuore mi batte nel timore che un rintocco interrompa questa tacita musica.
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