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notturno 447


E perché, quel giorno, in vicinanza di Tebe dalle cento porte, sotto i grandi alberi di gaggìa, non mi scalzai per camminare a piedi nudi sul tappeto giallo dei fiori caduti ma me ne volli tornare a bordo del battello pigro?


«Guarda! Guarda!»

Chi sa com’è bella la notte laggiù nel Vallone del sangue, fra baracca e baracca, fra tenda e tenda!

E chi sa come biancheggia l’incantesimo delle pietre a Campolongo mentre la nebbia sale dalla Val d’Astico! Chi sa come grandeggiano stanotte le muraglie ciclopiche e i torrioni di roccia a Bosco Agro, in quella batteria dove sul far della sera vidi tra due pezzi arroventati dal tiro affacciarsi un capriolo!


«Guarda! Guarda!»

Tutta la mia notte la passerò a noverare i miei rammarichi?