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notturno 441


Il mucchio sanguinoso era lontano ma pareva approssimarsi con uno strisciare di viscere. Io lo sentivo, come in ascolto si sente l’avanzare di una compagnia carponi tra sassaie e cespugli.

Gli uomini erano là, davanti al capo accigliato.

La voce del capo scrosciò. Il sole in quel momento scendeva a dorare il pallore degli uomini.

Si disputava di carne cristiana, di carne paesana, di povera carne nostra.

Il sole toccò le tavole, che avevano un aspetto quasi animale, diverse l’una dall’altra, con le loro macchie, con le loro fenditure, con i loro nodi, con i loro chiodi, con i loro contrassegni.

Il capitano smorto non riesciva a dominare il tremito miserevole della sua bocca. Gli luccicavano nelle dita troppi anelli.

Il sole toccò le camicie e le calze dei soldati appese alla corda.