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notturno 431

questo, non sì sa perché, riesce a cavargli dall’anima tutta la voce.

S’intendono. A ben considerare i due legni, c’è da credere che quest’arco gli sia stato tratto fuori dalla fascia come Eva dalla costola di Adamo.»

L’artigliere si mette a ridere d’un buon riso infantile e pizzica il cantino.

Io gli dico: «Può essere. Gli strumenti sono di natura demoniaca. I maestri vecchi nell’alto del manico, invece del riccio, mettevano qualche volta la figura del bellissimo Nemico. Ho visto una viola bordona con un manico che finisce in testa cornuta. Nel mio paese d’Abruzzi ho visto una viola d’amore con nel manico una specie di strige dal lungo collo che si ripiega verso il sonatore a tentarlo e gli insinua nel cuore il suo fàscino perfido».

L’artigliere non celia più. «Non c’è dubbio» soggiunge. «Il grande liutaio è mago. Nella scelta dei legni