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notturno 427

sua gola e l’imagine v’è rimasta presa nella vernice perenne.

Il sonatore mi racconta che al Cairo fece il cambio con un suo compagno dalla mano corta, dandogli un Gagliano piccolo.

Costui l’aveva comperato nel Cremonese. Un violoncellista rustico lo sonava nella cantoria d’una chiesa di campagna. Durante una funzione solenne, la cantoria crollò con l’organo col violoncello con i sonatori e con i cantori. Il violoncellista si ruppe una gamba. Lo strumento fu danneggiato nel fondo ma non nell’anima. Dopo alcuni giorni, fu sottratto al restauro d’un riparatore inesperto.

«Con il suo ponticello e con le sue effe dalle gocciole grosse non sembra una bella faccia dalla bella voce? È vivo. Non c’è bisogno dell’arco. Suona da sé, canta da sé. Nella città del Messico le donne si avvicinavano affascinate dal timbro angelico e venivano a toccargli questa