Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu/401


notturno 389

m’ammazzano; o mi lasciano stroncato a terra.

«El-Nar! El-Nar! Ecco l’acqua. Vola! Hai il mio cuore nel tuo cuore!»

Non misuriamo il canale se non a misura di coraggio.

Come in sogno, sollevati dalla forza del sogno, siamo di là; siamo al margine del deserto, siamo nella regione degli iddii e dei re.

«El-Nar! El-Nar! Voglio adorarti. Non hai il mio cuore nel tuo ma il cuore di Rakush immortale.»

Vedo la grande piramide di Cheope. Non mi volto più indietro. Gli stagni mi abbagliano come frammenti d’un cielo che crolli. Il vento è il palpito dello splendore. La poesia è la mia sostanza aerata. Il mio respiro è un canto immune dalla sillaba angusta.

Vedo sorgere dalle sabbie solari la faccia camusa della Sfinge che s’accoscia.

Arresto il galoppo davanti alla figura inaccessibile dell’Orizzonte. La