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notturno 359

fine, calca e stende la mia tristezza come della pasta fa lo spianatoio, come del mattone fa il mòdano.

Ora sono spianato, in questo letto, anima e corpo. Non ho più profondità. Non ho più rilievo. Sono senza ieri e senza domani. Muoio vivendo.


Ho sognato che ripiegavo la mia carne come un mantello senza colore.

Poi ho sognato che la spiegavo e l’appendevo a un chiodo sporgente da una parete senza colore.


In punto di assopirmi stamani ho sentito scorrere fra le mie dita i fili d’oro che tesse Tiziano nella pelle dell’Amor sacro e nella veste dell’Amor profano.

Avevo all’estremità delle falangi non so che bagliore di veggenza.