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notturno 339


Non ho mai avuto una smania di levarmi più violenta.

«Prendetemi con voi! Salvatemi! E io vi salverò. Chi mi porta, porta la mia fortuna.»

Non mi odono più. Se ne vanno per la calle, se ne vanno per il campo, se ne vanno giù per il ponte.

Certo hanno compassione di me imprigionato. Ma non possono non essere ebri, come noi eravamo alla vigilia di ogni prova.

Ed è la seconda notte d’aprile. È l’interlunio. Vedo, attraverso il tetto, il cielo stellato. Le stelle di primavera sembrano nuove come i fiorì del mandorlo. Profumano l’azzurro il vento e l’ansia della giovinezza.

Voglio respirare le stelle d’aprile.

Perché vi siete partiti da me così presto? Perché, Gino, te ne sei andato così presto?

Dianzi mi parevi saldato a me come in quella sera di decembre, in quella sera del 23 decembre, quando mi rial-