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338 | notturno |
tro marinai prendevano il lenzuolo funebre per i quattro lembi e portavano il cadavere del nostro Miraglia verso la cassa aperta che stava sul pavimento parallela al lettuccio.
L’orrore improvviso m’imprigiona il corpo come in un masso di ghiaccio; e mi sembra che nel masso medesimo resti imprigionato il mio compagno.
Quanto tempo passa?
Il cuore s’è rallentato, ma muoio di tristezza.
Gino e Roberto se ne sono andati verso la notte. Saranno domattina l’uno a fianco dell’altro nel grande scafo alato, com’eravamo io e il mio pilota che un giorno rincontrerò a faccia a faccia.
Ho rotto il divieto. Mi sono levato sui gomiti per gettare dietro di loro l’ultimo saluto e l’ultimo augurio.