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notturno 311




Il dèmone ha riacceso in fondo al mio occhio tutti i fuochi; e soffia sul tristo rogo con tutta la sua follia, come nelle più disperate ore di questo martirizzamento senza remissione.

L’arsura mi riduce tutto il corpo misero in un fastello di stipa al margine della vampa.


Si moltiplica la foglia di felce che m’ho dentro l’occhio; s’alza, s’infolta.

Ecco che sono come quella macchia di felci, color di rame e d’oro, che nella foresta incendiata della Landa vidi non tocca al limite dell’incendio.

La vampa l’aveva sfiorata senza bruciarla. Ed ero pieno di meraviglia e di superstizione nel vedere quella cosa accendibile e lieve su