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tanto desiderò ella avere e non potette.

Ella sapeva la morte essere una vittoria, ma non così grande.

Immortale, ella è tuttavia radiosa nella morte, e il vento del volo funebre non la svelle.

La carne era il suo peso, ed ora è il suo rapimento.

Il sangue era la sua turbolenza, ed ora è il suo miracolo.

La vita era il suo limite, ed ora è la sua libertà.

Ella è portata dal corpo come dall’impeto d’una bellezza creatrice.

Nessun capo di confessore e di martire sul ceppo fu mai bello come questo capo su quest’orlo fragile dell’abisso mattutino.

Nessun’aquila colpita fu così fiera nell’insanguinare la luce col battito delle sue penne.

Questo sangue sfavilla in eterno come il latte dell’iddia biancheggia in eterno per la notte.