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16 notturno

Folgori di follia mi traversano il cervello.

Ho l’impeto di strapparmi l’occhio dall’orbita per non più vedere.

Sono nella notte, ma la mia notte è di fiamme in travaglio.

La pietosa s’è allontanata. Odo venire dalla stanza attigua il lieve stridore della carta ch’ella taglia.

Dominando il tremito, pongo la punta della matita sul margine della lista.

Ho per un attimo la sensazione confusa di non stringere il cannello di legno ma il pezzo di cera rossa e tiepida. È un attimo d’indefinito orrore.

Finalmente scrivo sul cartiglio invisibile.

Scrivo queste parole:

«O sorella, perché due volte m’hai deluso?»

Ansioso chiamo la creatura vigilante, che accorre.

Le dico: «Prendi, guarda se puoi leggere quel che ho scritto».