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262 notturno


Aspetta che uno dei miei anelli funesti la cinga?

Quanto pesa l’aureola!


Questo fiotto verde, che sgorga a quando a quando dal fondo dell'occhio e si spande in larghi cerchi molli, mi rammenta il mio orto della Versilia arenoso.

Scendeva la sera dall’Alpe apuana, camminando coi piedi nudi su la polvere del marmo segato e inazzurrando la pesta.

Ero stanco, dopo un intero giorno di lavoro difficile. M’ero steso nella mia branda disciplinare. La prima falda di cenere già copriva il fuoco del mio cervello chiuso.

Non sapevo di dove pendesse quella pausa divina che precede sul Tirreno il levarsi della brezza; e m’avveniva di confonderla col mio medesimo sollievo.