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244 | notturno |
mia gota. E tutta la mia disperazione chiede di respirare.
Ma nessuno è là per aprire la finestra. La casa dorme, le mura dormono.
Il sonno intorno a me è spesso, duro, incrollabile.
La follia è chiusa nella mia fronte come in una ampolla. Se grido, la mascella scuote nell’occhio il mio male.
Il capo inchinato ridiventa supino. Il silenzio non sogna più la musica: è compatto, immobile, nemico.
Attendo il suono dell’Angelus come una salvazione.
A un tratto odo qualcosa che somiglia al canto di un gallo, fioco, lontanissimo — non grido di svegliatore ma gemito di prigioniero — chi sa su qual canale putrido, in quale corte sordida ancóra illuminata dalla lanterna violetta.