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notturno 235




Le quattro assi sembrano più strette intorno al corpo.

Le sento contro le anche: ne sento una contro le piante dei piedi, una contro il cranio.

E il coperchio è inchiodato.

Nessuna allucinazione, nessuna apparizione.

Tutto è nero, come in fondo a un vaso dove il liquido si rappiglia in falde pallidissime che calano al fondo e si posano.

Se sospiro, la sollevazione del petto sembra sollevare quel fondiglio che risale e ondeggia nell’olio nero. E ogni sospiro cresce l’angoscia.

Chiamo. Prego che la finestra sia aperta, che l’aria fresca entri.

Sento l’aria entrare nella mia bocca come un’acqua viva.