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Intorno a un liocorno di legno dorato, proveniente da quell’impero birmano che è amico della musica, Alastair vestito d’una tunica azzurra broccata d’oro aveva danzato le sue danze gotiche. Tra cervi di bronzo e antilopi e altri svelti animali dell’ Estremo Oriente che sembravano pascolare il tappeto, aveva officiato in rima un rimatore vestito da vescovo violetto, con i capelli tagliati in tondo nello stile della santa chiericìa di Frate Angelico. Coricata su i cuscini bassi, la dama del luogo pareva una figura di cera dagli occhi di smalto; ma rivelava la vita movendo leggermente la gamba dalla caviglia sottilissima, come la serpe batte la coda nell’amore o nella collera.

Era una di quelle ore arteficiate che la follia la fantasia e la nostalgia lavorano insieme come tre streghe intorno a un beveraggio sospetto.

Ma in mezzo a tanta falsità e morbidezza c’era una coppia di forze