Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu/243


notturno 231

raldato d’anitre salvatiche, era un grande frutteto, un bel frutteto di ciliegi soli.

Lo guardava un vecchio barbato come Carlomagno dalla barba fiorita. E questo vecchio solo aveva cura dell’alveare. E le pecchie docili gli si adunavano nella barba bianca. E la barba a volte gli doventava un lungo sciame d’oro. Ed egli, addossato al tronco di un ciliegio prediletto, non dava crollo. Respirava piano. Socchiusi gli occhi, cantava piano una cantilena della culla.


Mi torna il ricordo di un altro canto.

Ero nella casa d’Ilse, in una notte della invernale Parigi chimerica.

La stanza era piena del fumo che il vento di fuori respingeva per la canna del camino acceso. E la fata freddolosa vietava di aprire le finestre.