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12 | notturno |
Disperato amore della parola incisa per i secoli!
Mistica ebrietà che talvolta della mia stessa carne e del mio sangue stesso faceva il verbo!
Fuoco dell’ispirazione che improvviso fondeva l’antico e il nuovo in una lega incognita!
La mano soppesava la materia. La materia aveva colore, rilievo, timbro.
La penna era come il pennello, come lo scarpello, come l’arco del sonatore. Temperarla era un piacere glorioso.
Lo spirito umile e superbo tremava nel considerare la risma compatta e intatta da trasmutare in libro vivente.
La qualità dell’olio per la lampada era eletta come per un’offerta a un dio severo.
E nelle ore di creazione felice la sedia dura diveniva un inginocchiatoio scricchiolante sotto le ginocchia che sopportavano la violenza del corpo inarcato.