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scuro che sembra nero. E le pecchie ronzano. M’inseguivano, dianzi. Perché i giaciuti più scuri odorano più forte?»

Un nulla mi turba e mi sconvolge.

In certe ore sembra che tutte le relazioni e tutti i rapporti cèssino nel mio spirito senza lasciare ombra di vestigio. Divento una materia non governata da nessuna legge stabile, soggetta a trasmutamenti subitanei che spossano o esaltano il corpo quasi direi transustanziato. Sento circolare nella sfera dell’occhio le forze più varie e più discordi. Il flusso e il riflusso primaverile mi attraversano come una vicenda di maree cariche di orrori e di tesori innaturalmente accelerata.

La donna s’accosta. Odora di giardino grondante.

Le chiedo se abbia tuttavia fra le dita il vischio dei giacinti.

«Oh no!» risponde con una voce sùbita e vivida come il rossore.