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notturno 223


La tregua mi dà un gran sollievo. Sono così attento al silenzio, dalla parte del bagno, che più non odo gli altri rumori.

Ahimè, la stilla ricomincia. Traversa il cotone, come lo traversa la lacrimazione fastidiosa del mio occhio fasciato.


Oggi il dèmone ha spento i fuochi, e ha inventato un nuovo supplizio.

L’infermiera entra e dice: «Tutti i giacinti sono caduti sotto l’acquazzone. Son tutti per terra.»

Mi rammarico.

Ella soggiunge: «A raccogliere i più belli mi si sono invescate le dita. Dai gambi rotti fila un umore che si attacca alle mani.»

Soggiunse ancóra: «Ma ci sono altri bulbi che gìttano. Ce ne sono molti. Saranno anche più belli. Ne ho visto uno che ha messo fuori il capo d’un fiore doppio, violetto, così