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notturno 11

gli sacri che i pittori mettevano nelle loro tavole.

V’è un che di religioso nelle mie mani che lo tengono. Un sentimento vergine rinnova in me il mistero della scrittura, del segno scritto.

Odo crepitare il cartiglio fra le mie dita che tremano.

Sembra che la mia ansia soffi sul tizzo ardente che ho in fondo all’occhio. Vampe e faville s’involano nel turbine dell’anima.

Sento su le mie ginocchia la mano della pietosa. Le sollevo leggermente per ricevere la tavoletta. È, per me oscurato, come una tavoletta votiva. La lista v'è distesa. Fra il pollice, l’indice e il medio prendo il cannello. Il medio ha tuttora il solco del lavoro ostinato. Nulla dies sine linea.

E tremo davanti a questa prima linea che sto per tracciare nelle tenebre.

O arte, arte inseguita con tanta passione e intraveduta con tanto desiderio!