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Mentre il mio corpo è lavato e profumato a parte a parte da mani pietose, come quello dei morti, mi prende un lieve sopore.

Tutte le apparizioni della notte insonne si sono dileguate nella luce del mattino.

È concesso al mio occhio sinistro di vedere un poco di luce.

L’imposta è socchiusa in modo che non entri il sole, ma laggiù la vecchia seta rosata della parete s’indora.

Ricevo il chiarore su la palpebra nuda insieme con un tepore che non è se non la soavità di quello.

Sento stropicciare le mie ginocchia dimagrite. Le sento levigate come quelle delle statue sepolcrali.

Il sonno che l’equinozio di primavera mi porta è come il sonno di