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notturno 203


E mi pareva d’aver imprigionato nel pozzo fresco e cupo qualcosa di vivo come un uccello che seguitasse a svolazzare e a cantare sbattendo le ali contro l’umido mattone.


Dice la Sirenetta, ricordandosi che una sera io la condussi a vedere la scala del Bòvolo e per prepararla all’incanto le bendai i belli occhi con le mie due mani, nella calle stretta, prima di sboccare nella corte Contarina; la Sirenetta dice: «Non credi che nella scala del Bòvolo sia appeso qualche nido? Voglio andare a rivederla per sapere se le rondini ci vanno ad abitare, come io farei se fossi una di loro!»

O piccola, schiodami di qui e portami teco.

Sono fisso con due chiodi nelle ascelle e due nei piedi.

Resto silenzioso. Ma un istinto balzante della mia carne stanca imita la rondine veloce.