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notturno 201




La mia figlia ha due occhi bruni d’Oriente, di quelli occhi saracini che fiorivano in Sicilia al tempo del soldano svevo.

Talvolta, quando si china all’improvviso verso me, mi sembrano collocati nelle sue tempie come quelli dei palafreni che guatano dalle miniature asiatiche.

Una testa bianca o piuttosto come il fiore del pesco, con una criniera crespa e bruna, difficile a esser divisa in trecce.

Talvolta, quando è seduta sopra un cuscino basso e taglia per me le liste di carta che stridono alquanto come le foglie secche di palma, mi viene in mente «la fiore di Soria».

Ella aveva colto i ramoscelli d’ulivo nell’orto di Gethsemani; e li intrecciava con quell’arte che orna la