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notturno | 181 |
E un rammarico lungo mi punge, di non ritornare a te coi miei piedi scalzi, fratello del pellegrino che va verso il santuario dei miracoli, là per quella via litorale dove le persone e le cose mi appariscono in profilo come nelle ricamature delle nostre vecchie coperte. E il passo dell’uomo e l’incesso del bove e la foggia del carro e l’asinaio che guida il somiero carico d’un sacco di farina, tutte le forme si riducono a una semplicità primitiva nel mio sentimento ingenuo, come se io medesimo le interpretassi fanciullo con un pezzo d’ocra sopra un muro di calce.
Tu mi rendi gli occhi vergini prima che io li fissi nei tuoi.
Ora la spiaggia si fa tanto sottile che l’onda sembra sia per avanzarsi scorrendo su tutto il paese fino al piè dei poggi.
E qualcosa di me imita la spiaggia nativa. E tutto m’è dolcezza obbediente, nell’anima e nell’aria.