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notturno 135


Il cuore mi batteva di disperata gioventù. Ero solo nel silenzio e nell’ombra, tra mura che vivevano della loro pallidezza come d’un ricordo lunare, solo con quel bagliore vagante che traeva seco il filo della mia intima vita. Mi pareva di non sapere che fosse, di non rammentarmene, dopo le cinque estati ambigue dell’estremo Occidente (Italia! Italia!). Lo seguivo come un segnale della mia nuova stagione, immemore attonito e rapito.

Era la prima lucciola.