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notturno 113

carta della parete, i nodi nella tavola del banco. V’è nell’aria qualcosa che inclina il mio spirito a interpretare i minimi segni.

Il fante ritorna a me con un fascio di pellicce macchiate di bruno, chiazzate di sangue risecco. Depone sul banco il fardello truce come il mercante scarica la balla di panno da misurare a braccia.

Sono le spoglie di Alfredo Barbieri reduce dall’impresa di Lubiana.


L’aria s’è fatta di cristallo gelidissimo. Ha la medesima qualità di quello spirituale masso di ghiaccio che serra la testa del cadavere nella prima ora. La mia corsa diritta la fende come il diamante riga il vetro. E lo stridore mi divide il cervello.

Giungo alla Comina. La strage non turba i cuori agguerriti. L’accoglienza dei miei compagni non è senza sorriso. Sento che la fame di mezzodì


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