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notturno 109

cuoio. Il gesto del pilota mi passa nel braccio intorpidito, ma non me lo muove.

Vedo il guanto nerastro di Oreste Salomone nell’atto di scansare il corpo greve caduto contro il volante che Luigi Bàilo ha abbandonato per rizzarsi in piedi a far fuoco da poppa contro l’avversario mentre roteando gli passa nella mira.

Il corpo ripiomba a destra. La testa penzola. La celata si riempie come una tazza rotonda. La spruzzaglia incomincia, simile allo sfavillìo del tizzo che si consuma nella rapina del vento.

Luigi Bàilo ritorna a proravia per la passerella tra i due serbatoi. Non ha più l’arma in mano. Con la mano si regge il braccio stroncato.

Resta un solo pilota valido al governo. È necessario ch’egli sia protetto, perché riconduca alla Patria l’ala e la soma.

Il ferito si china sul compagno,