Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
notturno | 105 |
Il palazzo dei Leoni è là, sul Canale, con le sue erbe disseccate, col suo aspetto di abbandono selvaggio, come una dimora leggendaria. I pavoni bianchi non gridano su la scalinata di marmo inverdito; ma i gabbiani tessono e ritessono voli su l’acqua livida, galleggiano, poi si levano, più silenziosi delle falde di neve senza vento.
Qualcuno suona alla porta.
Non posso più udire il campanello senza sussultare.
È Rosalinda, ansante, velata, con le mani tese. Non l’aspettavo più.
La sera cade rapidamente.
Debbo ricondurla alla stazione.
Chiedo la gondola.
Entriamo nella bara oscura. Tutto il canale è buio. Nel felze non la vedo. C’è l’oscurità stessa che dev’essere entro la cassa, laggiù, tra tutte quelle corone che si sfanno.
La sera che cala su l’isola dei morti,