Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
96 | notturno |
fondo della Cappella sale una preghiera mormorata dai marinai, un coro sommesso e roco.
Sento l’immobilità del mio corpo. Le ginocchia mi dolgono, e non posso muovermi.
Il prete ora s’accosta alla cassa, con un libro, tra due ceri; e legge le preghiere dei morti.
Tuttavia il mio amico è là. Quando la cerimonia finisce, sento che v’è ancóra più gradi da superare nella separazione.
Ora è là, ancóra mio. Sento la sua carne disfatta. Vedo le rose bianche su i suoi piedi fasciati.
Ma quattro marinai s’avanzano per sollevare la cassa, con larghe cinghie. Essi lo portano via.
Il cuore si serra e spasima. Il morto s’allontana un poco di più.
Con un movimento istintivo, mi accosto e metto le mie mani sotto la cassa: ne sento il peso. La coltre mi copre le braccia fino al gomito.