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notturno 93

canto a me coi miei fiori e aspetta che io li prenda e li disponga di nuovo su la coltre.

I due saldatori lavorano alla cassa di Giorgio il meccanico.

Il rugghio della fiamma giunge alle mie orecchie mentre rasento la porta della prima stanza vuota. Affretto il passo.

La nausea dei fiori e della cera mi travaglia. Esco.

Oscurità. Ombre erranti. Chiacchiericcio. Odore di cucina, odore di miseria.

Di tratto in tratto, ho un sussulto. Vedo ondeggiare dinanzi a me il piccolo mantello nero. Le ginocchia mi si piegano, rotte. Mi sembra che non arriverò mai nel mio rifugio.



[24 decembre]Su la fondamenta di Sant’Anna una folla di donne del popolo che s’accalca ai cancelli dell’ospedale.