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un tratto il raggio di foco appuntato verso il Mistero da colui che stava per entrarvi.

Indovinò il maestro la tristezza di quell’oscurazione subitanea ne’ suoi fedeli; e le ali della sua idea per poco si ripiegarono. La realità gli si ripresentò nei sensi e lo ritenne anche per poco nel campo del finito e del percettibile. Egli sentì il tempo scorrere, la vita fluire. Forse i suoi orecchi raccolsero qualche rumore della città magnifica, le sue nari aspirarono forse il profumo della nuova estate sopravveniente, come i suoi occhi si posarono sul bel Fedone chiomato.

Poiché era seduto sul letto e accanto a lui sopra uno sgabello basso era Fedone, pose egli la mano sul capo del discepolo e gli accarezzò e gli premette i capelli sul collo, avendo già consuetudine di scherzare così con le