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QUARTO - MEROPE


A mira di balestra o di cannone
l’occhio è ben quello, che non batte ciglio.
117Dritto è il silùro come lo sperone.

Canto la forza antica e nova, figlio
d’una carne vivente e d’infinita
120progenie. O tu che m’odi, io ti somiglio.

Ma il balestriere, chino alla bastita
o alzato sul carroccio, anco in me vive.
123L’anima eterna è il vaso della vita.

Canto le stive, le profonde stive
piene d’armi, di viveri, di tende,
126di bottame; le maestranze attive

su i ponti apparecchiati ove risplende
forbito ogni metallo. I battaglioni
129giungono. Il cielo è prode, con vicende


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