Pagina:D'Annunzio - Laudi, IV.djvu/225


Note alla Canzone di Mario Bianco

marinai. A ostro della Giuliana, sotto un gruppo di palme, cadde. Il suo corpo fu veduto riverso nella sabbia, con le gambe penzoloni nella fossa d’una trincera dove un colpo d’una delle nostre mitragliatrici aveva abbattuto e ridotto in orribile carname un mucchio di venti Arabi.

La terzina che reca le parole: “Ricòrdati ed aspetta„ è formata con emistichii tratti dai sonetti che fanno da preludio ai Canti della Morte e della Gloria cominciando:

“O Verità cinta di quercia, canta
la tristezza del popolo latino....„

“La gloria fu„ sono le prime parole del terzo sonetto, che finisce con questi versi qui citati ad onore:

“Alziamo gli Inni fùnebri, sul gregge
ignaro, alla Potenza che ci lascia,
alla Bellezza che da noi s’esilia.
Implacabile è il Canto, e la sua legge.
E però leva su, vinci l’ambascia,
Anima mia. Questa è la tua vigilia.

E così comincia l’ode piena di presagio che prelude ai Canti della Ricordanza e dell’Aspettazione:

“Il Sole declina fra i cieli e le tombe.
Ovunque l’inane caligine incombe.
Udremo su l’alba squillare le trombe?
Ricòrdati e aspetta.„