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Note alla Canzone dei Trofei´

osò trattenerlo né sorreggerlo. Solo egli si trascinò sino al suo cannone, col braccio valido aggiustò la mira e sparò. Si resse ancora in piedi qualche attimo per riconoscere l’effetto del colpo, senza più colore di vita, con la bocca piena di vomito. Poi cadde a terra, di schianto.

Due altri Sardi, Salvatore Marceddu della nave Amalfi e Nicolò Grosso della Vittorio Emanuele, il primo nativo di Cagliari e il secondo di Carloforte, battellieri e pescatori, furono uccisi su la spiaggia della Giuliana. E avevano entrambi ventitrè anni.

Carloforte è una città fortificata dell’isola di San Pietro, edificata in pendio su i contrafforti della Guardia dei Mori. L’isola ricca di falchi, rimase per secoli deserta, dopo le feroci devastazioni dei Saraceni e dei Barbareschi. Era il desolato dominio d’un patrizio, duca di San Pietro; il quale pensò di trasportarvi i Genovesi dell’isola coloniale di Tabarca, che i Turchi di Tunisi molestavano senza tregua. Il genovese Agostino Tagliafico sbarcò nell’isola con i suoi popolani nel 1736 e costruì su l’altura la fortezza di Carloforte, che fu guardata da una piccola guarnigione.

La colonia per alcuni anni prosperò, industriandosi in saline, in tonnare, in pesche di coralli, in culture agrarie. Ma la mattina del 2 settembre 1798 gli abitanti, mentre dormivano ancora senza sospetto nelle loro case, furono sorpresi da uno sbarco di predatori tunisini che misero tutta la terra a sacco crudelissimamente e spinsero alla spiaggia come mandria e condussero in schiavitù un migliaio d’infelici; ché i più animosi erano in alto mare occupati alla pesca. Dopo cinque anni di duro servaggio, per intercessione e per danaro di Pio VII e di Vittorio Emanuele, furono riscattati. E Carloforte allora fu munita di mura, fuorché dalla parte della spiaggia dove fu piantata una batteria a fior d’acqua.

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