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QUARTO - MEROPE


Oh t’avessero almen per il Gargano
procelloso raddotto al bel nativo
57colle scisso dal vomere frentano,

al chiaro colle onde il palladio ulivo
guarda il gregge dell’isole nomate
60dal nome del guerreggiatore argivo

e i nostri monti quinci, le nevate
imagini dei nostri alti custodi,
63 il grande Sprone, e il cerulo Nicate!

Detto io t’avrei: “Buon figlio, se non odi
qui fragor di battaglia né ti sazia
66l’effuso dopo te sangue di prodi,

ben odi qui, sepolto nella grazia
di San Giovanni, le tue querci cave
69vaticinare al vento di Dalmazia1.„


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