Levo sul mar l’onda della memoria
col soffio dell’anima la incalzo,
267che ferva sotto il piè della Vittoria,
che schiumi e fumi sotto il piede scalzo
volante in sommo come quando accorse
270precipitosa dal marmoreo balzo
a te, Cànari1. O Grecia, o Grecia, forse
anche i tuoi fati pendono. E lo scotto
273sarà pagato. Chiedi l’ora all’Orse
come l’uomo d’Ipsara e l’Hydriotto
quando muti ridean nel cuor selvaggio,
276acquattato ciascun nel suo brulotto,
con alla mano i raffii d’arrembaggio,
con alle coste il dèmone del fuoco,
279messo fra i denti il fegato per gaggio.