75sento che il lido rigato
con sì delicato
lavoro dall’onda
e dal vento è come
il mio palato, è come 80il cavo della mia mano
ove il tatto s’affina.
E la mia forza supina
si stampa nell’arena,
diffondesi nel mare; 85e il fiume è la mia vena,
il monte è la mia fronte,
la selva è la mia pube,
la nube è il mio sudore.
E io sono nel fiore 90della stiancia, nella scaglia
della pina, nella bacca
del ginepro; io son nel fuco,
nella paglia marina,
in ogni cosa esigua, 95in ogni cosa immane,
nella sabbia contigua,
nelle vette lontane.
Ardo, riluco.
E non ho più nome.