che l’Estate abbandona
morendo, è la falce
che falciò le ariste
e il papavero e il cìano 150quando fiorìano
per la mia corona
vincendo in lume il cielo e il sangue;
ed è la faccia dell’Estate
quella che langue 155nell’aria lontana, che muore
nella sua chiaritate
sopra le acque,
tra il giorno senza fiamme
e la notte senza ombre, 160dopo che tanto l’amammo,
dopo che tanto ci piacque;
e la sua canzone
di foglie di ali di aure di ombre
di aromi di silenzii e di acque 165si tace per sempre;
e la melodia di settembre,
che fanno i flauti campestri
ed accompagna il mare
col suo lento ploro,